Il mal di schiena e l’osteopatia
Il mal di schiena, o lombalgia, è una tra le patologie più frequenti del sistema muscolo scheletrico. Il 7% delle visite ambulatoriali dei medici di medicina generale (MMG) è riferibile alla lombalgia, che ogni anno determina la perdita di 4,1 milioni di giornate lavorative. Secondo lo studio condotto dal Prof. Bruce Walker della James Cook University (Australia) è emerso che la lombalgia può affliggere fino all’84% della popolazione, causando forte disabilità sociale e lavorativa.
I fattori di rischio per sviluppare il mal di schiena sono molteplici:
· il fumo
· il sovrappeso
· i lavori pesanti in cui si compiono movimenti ripetuti
· l’inattività o all'opposto l’attività fisica molto intensa
· posture errate mantenute troppo a lungo
· stress eccessivo
In questo articolo vedremo come l'Osteopatia può aiutare a risolvere la lombalgia.
1. Come lavora l’osteopata;
2. Tipologie di mal di schiena;
3. Valutazione e trattamento osteopatico.
1. Come lavora l’osteopata
L'Osteopatia lavora sulla causa scatenante e non sulla sintomatologia. L'Osteopatia valuta la “disfunzione osteopatica” cioè una limitazione della mobilità di un distretto o segmento corporeo dovuta ad una molteplicità di cause che dovranno essere valutate accuratamente attraverso una attenta anamnesi e l'esame manuale.
È bene rammentare che si tratta sempre di una restrizione del movimento e che, tramite le tecniche osteopatiche andiamo a ripristinare la mobilità e la fisiologia della parte in disfunzione in modo da stimolare i processi di guarigione. Possiamo affermare che l’osteopata ha 4 tipologie di approccio tenendo presente che il corpo deve essere visto come singola unità e formato da sistemi interconnessi:
Approccio Strutturale: vengono utilizzate le manipolazioni articolari (il “crack” che a volte percepiamo) con lo scopo di ripristinare il buon movimento della struttura. Non sempre usiamo questa tipologia di tecnica; esistono anche tecniche articolari più “dolci” e sarà il professionista a decidere quella più appropriata;
Approccio Cranio-Sacrale: si occupa dell'asse che va dal cranio all’osso sacro lungo il quale troviamo il sistema nervoso centrale e la partenza del sistema nervoso periferico, coloro che controllano e regolano di tutte le nostre funzioni del corpo;
Approccio fasciale: tratta le disfunzioni del sistema fasciale. La fascia corporea (superficiale e profonda) avvolge tutte le strutture somatiche e viscerali, e funzionalmente include le meningi. Si può dire che la fascia è il materiale che avvolge e collega e sostiene tutte le nostre strutture, inoltre ha anche funzioni biochimiche attraverso le quali permette la diffusione delle sostanze nutritive trasportate dal circolo sanguino e la ricaptazione delle sostanze di scarto del metabolismo;
Approccio Viscerale: può essere considerata parte dell'osteopatia fasciale dato che non tratta gli organi stessi ma le restrizioni di mobilità delle fasce che li avvolgono e li connettono alle strutture di sostegno come le vertebre per l'intestino o il sacro per gli organi pelvici. Le problematiche della fascia di un organo, si possono riflettere più di quanto pensiamo, sul sistema muscolo-scheletrico sempre a cause delle connessioni anatomiche.
2. Tipologie di mal di schiena
Il mal di schiena può essere suddiviso in due tipologie principali:
· acuto, dall'insorgenza improvvisa con forte dolore e durata non superiore solitamente alle 4-6 settimane. Ha cause prevalentemente meccaniche, dovute a traumi muscolari o articolari minori. Nei casi più gravi può essere causata da fratture o ernia del disco.
· cronico, che insorge in modo graduale e ha una durata di almeno 12 settimane. Il dolore che caratterizza la lombalgia cronica è meno intenso di quello avvertito in presenza di lombalgia acuta e le cause possono essere squilibri muscolari e fasciali, posture alterate, attività ripetitive usuranti, stress, sovrappeso, disordini alimentari con cattiva digestione, patologie intestinali e molto altro.
3. Valutazione e trattamento osteopatico
La seduta inizierà con una serie di domande necessarie per raccogliere le informazioni anamnestiche. Questa prima fase è necessaria per individuare le cause scatenanti la sintomatologia dolorosa.
Seguirà l'esame obiettivo ed eventuali test ortopedici che saranno necessari a valutare lo stato di salute dell'area coinvolta e non è detto che, fatta questa valutazione, si riesca a trovare subito la causa primaria del malessere in questione.
Dobbiamo procedere con la valutazione dei distretti corporei vicini al rachide lombare:
· il bacino,
· l'anca,
· le articolazioni sacro iliache, · il piede
· il rachide dorsale.
Si proseguirà con la valutazione di alcuni muscoli chiave spesso in disfunzione e capaci di creare sovraccarichi articolari collegati direttamente e indirettamente al rachide lombare:
· l'ileo psoas,
· il diaframma,
· il piriforme,
· la fascia del pavimento pelvico (data la forte connessione anatomica, vascolare, organica e neurologica con il tratto lombare),
· i muscoli collegati alla fascia toraco-lombare.
Si dovranno anche valutare le tensioni addominali per capire se ci possono essere delle restrizioni di mobilità dei legamenti intestinali che mi possono causare un dolore riflesso a livello lombare, soprattutto nel caso in cui il paziente ci riferisca sofferenza di dolori intestinali ricorrenti, difficoltà di digestione, coliti, stipsi ecc.
Come sempre ogni paziente è unico e unica e individualizzata sarà pertanto la sua valutazione.
Terminata la valutazione il trattamento sarà indirizzato al ripristino della mobilità nei segmenti in restrizione. Per raggiungere lo scopo verranno impiegate una serie di tecniche manuali sia dirette sul segmento in disfunzione, ad esempio se viene riscontrata la limitazione della rotazione di una vertebra si lavorerà per ottenere tale rotazione, sia indirette su strutture più distanti, ma in connessione neurofisiologica diretta, come il rilascio di un'emicupola diaframmatica in spasmo usando una tecnica muscolare inibitoria al fine di ridurre la trazione che mi esercita sul corpo della seconda vertebra lombare sede del dolore in questo esempio. Anche per quello che riguarda il trattamento saranno scelte le tecniche più idonee per il paziente siano esse delle manipolazioni articolari più “aggressive” o delle tecniche fasciali dolci di rilascio delle tensioni superficiali o profonde.
A conclusione possiamo dire che l'osteopatia può aiutarci a risolvere molte lombalgie croniche e acute. Al fine di mantenere e stabilizzare nel tempo i risultati ottenuti durante il trattamento in ambulatorio riteniamo fondamentale abbinare al trattamento osteopatico l'esercizio terapeutico da far eseguire al paziente a domicilio fin dalle prime sedute se la sintomatologia lo permette oppure in una fase successiva in base alla reattività dei tessuti.
Fonti
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